di Giuseppe Longo

NIMIS – «Non lasciamo che questi nomi restino solo scritti su una lapide. Facciamoli vivere nei racconti, nelle scuole, nelle case. Facciamoli vivere con l’esempio, con l’attenzione verso gli altri, con la responsabilità che ogni cittadino ha nel costruire una società più giusta, più attenta, più umana. Torlano non è solo passato. È futuro, se scegliamo di ricordare». È l’invito-appello, che non lascia spazio a fraintendimenti e che il nuovo sindaco di Nimis, Fabrizio Mattiuzza, ha rivolto ieri mattina dal cimitero di Torlano, dinanzi al sacello che custodisce i resti di quelle trentatrè vittime innocenti – uomini, soprattutto giovani, ma anche tante donne con bambini anche in tenera età – dell’efferata strage nazifascista consumata all’alba del 25 agosto 1944 e che è passata alla storia come “Eccidio di Torlano”.

Una commemorazione molto partecipata e sentita, presente, come ogni anno, una delegazione del Comune di Portogruaro, la città della provincia di Venezia dalla quale provenivano i De Bortoli, una famiglia di mezzadri che, sfrattata, si vide costretta a cercar fortuna nella pedemontana. Ed è quella che pagò di più: falciati dalla ferocia del “Boia di Colonia” i genitori e ben sette bambini. Altri due riuscirono a salvarsi: Paolo, scomparso pochi anni fa, e Gina, che alla commemorazione del 2024 aveva desiderato essere presente nonostante le tante primavere sulle spalle. La cerimonia ha visto la partecipazione di numerose rappresentanze combattentistiche e d’arma – tra cui quelle dei Partigiani Osoppo Friuli, con il presidente Roberto Volpetti, e del coordinamento Morenico dell’Anpi -, sindaci e amministratori dei Comuni vicini, esponenti del Consiglio regionale Fvg e delle Forze dell’ordine. Ed è stata preceduta, nella Chiesa di Sant’Antonio di Padova, dalla Messa di suffragio celebrata da monsignor Rizieri De Tina, il quale, attingendo dal Vangelo di Matteo, ha ricordato come Gesù avesse invitato a “porgere l’altra guancia” abbandonando la logica dell'”occhio per occhio e dente per dente”, esortando al perdono e all’amore verso i nemici. «Perché, purtroppo, ancora oggi – ha sottolineato il parroco – il male e la violenza hanno il sopravvento e ogni giorno i telegiornali ci propongono una triste conta di vittime che non sono altro che numeri». E nella preghiera per i trentatré Caduti ha accomunato anche il soldato tedesco, la cui uccisione scatenò la tremenda rappresaglia.

Al termine, un silenzioso corteo ha raggiunto il camposanto dove dal 1947, tre anni dopo l’eccidio, riposano i resti di quei poveri morti, ricordati anche come i “martiri di Torlano”. Dopo la benedizione della tomba che li custodisce, riportando su una lapide marmorea i nomi di ognuno, Serena Vizzutti, assessore comunale, ha letto l’agghiacciante cronistoria di quella indimenticabile mattinata d’agosto per tenere viva una memoria che ormai sono rimasti pochi a ricordare di persona. Quindi, il saluto della Regione Fvg con l’intervento del consigliere Edy Morandini, della presidente friulana dell’Associazione nazionale vittime civili di guerra, Adriana Geretto (che è anche vicepresidente nazionale dell’Anvcg), e del presidente del Consiglio comunale di Portogruaro Pietro Rambuschi – presente pure il sindaco della vicina Cinto Caomaggiore Gianluca Falcomer – che, portata l’adesione dell’intera municipalità della città veneta, ha rievocato con parole commosse il sacrificio di mamma De Bortoli e dei suoi bambini, ricordato a perenne memoria nel monumento del cimitero di Summaga, rivolgendo poi un accorato appello all’umanità intera, ancora oggi tanto insanguinata, a trarre esempio anche dalla immane tragedia di Torlano affinché la pacifica convivenza di oltre ottant’anni non abbia a interrompersi con gravissime conseguenze per tutti. Ha chiuso la serie degli interventi il sindaco di Nimis. «Oggi ci ritroviamo, come ogni anno, in questo luogo che è memoria viva della nostra comunità. Non un luogo qualsiasi, ma uno spazio sacro, perché segnato dal dolore e dalla dignità di chi, 81 anni fa, ha perso tutto per mano della violenza cieca della guerra. La memoria è il primo dovere della democrazia», ha sottolineato l’ingegner Mattiuzza che ha aggiunto: «Ma commemorare non basta. Se la memoria resta confinata a un rito, rischia di diventare un’ombra. È oggi, più che mai, che la memoria deve tradursi in impegno concreto. Viviamo tempi in cui i testimoni di quegli orrori ci stanno lasciando. E con loro se ne va la voce diretta della storia. Resta a noi il compito di custodirla, studiarla, raccontarla. Resta a noi, e soprattutto alle ragazze e ai ragazzi di oggi, il dovere di capire da dove veniamo per sapere dove vogliamo andare». Ed ecco il suo monito pressante: «Non possiamo permetterci di chiudere gli occhi. Non davanti alle guerre che ancora oggi devastano città e famiglie. Non davanti ai segnali di odio, di discriminazione, di violenza che tornano a farsi sentire anche qui, nella nostra Europa, nelle nostre comunità». E ancora: «La storia ci ha insegnato che l’indifferenza è l’anticamera delle tragedie. Che la barbarie non inizia con un eccidio, ma con una parola taciuta, con una mano non tesa, con un “non mi riguarda”. Ricordare Torlano, oggi, è anche questo: è riscoprire il valore della solidarietà. È capire che la pace si costruisce ogni giorno, nelle scelte piccole e grandi, neo gesti verso chi ci è accanto. È scegliere da che parte stare, sempre: dalla parte della dignità umana, della giustizia, della libertà».

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In copertina e all’interno immagini della commemorazione di Torlano: l’intervento del sindaco Fabrizio Mattiuzza, la Messa celebrata da monsignor Rizieri De Tina, il discorso del presidente del Consiglio di Portogruaro Pietro Rambuschi e la benedizione del sacello in cimitero; quindi i saluti di Adriana Geretto ed Edy Morandini.

 

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