(g.l.) Cesariis è una delle più piccole frazioni del Comune di Lusevera, una manciata di case con appena cinquanta abitanti: un segno inequivocabile di quello spopolamento che anche le montagne della pur bellissima Alta Val Torre risentono. Ebbene, sotto le macerie del terremoto del 1976 furono ben dieci le vittime, una proporzione enorme se raffrontata all’esiguo numero di residenti, sebbene quasi mezzo secolo fa ce ne fossero di sicuro alcuni più di oggi.
E proprio, in occasione del 45° anniversario del sisma, la piccola comunità si è riunita dinanzi al monumento ai Caduti per ricordare i suoi morti. Don Giovanni Menosso ha celebrato la messa di suffragio e al termine è seguito l’omaggio civile con la deposizione di una corona d’alloro e con i brevi interventi di circostanza del sindaco Luca Paoloni e del consigliere regionale Edy Morandini. Nell’occasione, due alunne della scuola di Vedronza hanno recitato una poesia dedicata a quella indimenticabile sera del 6 maggio 1976, quando d’un tratto mezzo Friuli fu devastato dalle scosse causate dal risveglio dell’Orcolat nelle viscere sottostanti il monte San Simeone, in linea d’aria a pochi chilometri di distanza da questi suggestivi paesini bagnati dal Torre che nasce proprio qui, ai piedi del monte Musi.
Il toccante componimento è intitolato “Tra le braccia di un gigante” ed è stato scritto da Gianfranco Ellero che, con vibranti parole, è riuscito a far rivivere l’emozione e la commozione di quei terribili momenti. Da allora, sono passati appunto 45 anni, i paesi sono stati prontamente ricostruiti e oggi sono ancora più belli e accoglienti. Ma, come si diceva, soffrono di quel gravissimo fenomeno dell’abbandono che riguarda tutta la montagna friulana. E che pare, purtroppo, irreversibile!

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In copertina e qui sopra tre immagini della toccante cerimonia a Cesariis nel 45° anniversario del terremoto.

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