Il Coronavirus è stato un autentico tsunami sull’economia friulana. Crollo dei fatturati per l’80% delle imprese (83% a Pordenone e 79% a Udine), crollo degli ordinativi per il 75%. Il Covid-19 ha avuto forte impatto per circa il 70% delle imprese, spingendole a modificare la struttura organizzativa (nel 45% dei casi) o le modalità di approvvigionamento, produzione e distribuzione (37%). Un’impresa su cinque ha sospeso l’attività, il 35% l’ha “solo” ridotta. Il 66% delle imprese ha utilizzato la Cassa Integrazione e gli strumenti di sostegno.
L’emergenza sanitaria sta lasciando tracce profonde e pesanti anche sull’economia dei territori di Pordenone e Udine: la sensazione era ormai palese, ma ora sono arrivati i numeri a confermarla, stando alle rilevazioni della prima indagine congiunturale del 2020 (relativa al 1° trimestre e aspettative per il 2°) commissionata dalla Camera di Commercio Pn-Ud e realizzata da Questlab Srl, con interviste completate tra il 15 maggio e il 9 giugno a 1.158 imprese con più di tre dipendenti, appartenenti alle diverse classi dimensionali e ai differenti settori merceologici di manifattura (con subfornitura), edilizia, commercio e servizi dell’ospitalità.
Se già, dunque, il secondo semestre 2019 aveva mostrato evidenti segnali di stagnazione dell’economia, da metà febbraio il diffondersi dell’epidemia e, da marzo, i rigorosi provvedimenti di contenimento, hanno inciso con ulteriore impatto, alterando le scelte e le possibilità di produzione e investimento delle imprese, di consumo delle famiglie e il funzionamento del mercato del lavoro. L’indagine congiunturale ha concentrato il suo focus proprio sull’impatto del Covid sull’economia locale, andando poi a scandagliare produzione e fatturati, ordinativi, impatto sull’occupazione nel primo trimestre e previsioni per quello in corso.

Pascolo e Da Pozzo.

«Il quadro congiunturale – commenta il presidente dell’ente camerale, Giovanni Da Pozzo –, analizzando il primo trimestre, conferma una situazione grave del tutto eccezionale, che inevitabilmente farà sentire i suoi effetti anche nei prossimi mesi, anche se è vero che per qualche settore già ora cominciano fortunatamente a vedersi alcuni buoni segnali e dobbiamo essere fiduciosi e positivi nel pensare alla rinascita della nostra economia. È chiaro, però, che in questi mesi il calo della produzione ha di fatto fermato l’industria non solo di Pordenone-Udine ma dell’intero NordEst e le fortissime ripercussioni dell’emergenza per tutta la filiera legata al turismo, qui in regione rappresentata da oltre 25 mila imprese e architrave vitale del nostro tessuto produttivo, ci preoccupano anche per il futuro. Siamo in una situazione eccezionale in tutti i sensi. Ci siamo trovati di fronte a mancanza di domanda e mancanza di offerta. È chiaro che è qualcosa di assolutamente straordinario e con la prossima indagine potremo probabilmente capire meglio se la congiuntura negativa si attenuerà, come speriamo, o se ci troveremo in una situazione ancora difficile. Il fatto, però, che diverse attività facciano fatica a riprendere o addirittura non abbiano riaperto è un segnale chiaro dell’incertezza pesante del momento e di una difficoltà degli imprenditori a rimettere in moto il motore della propria impresa».

Un momento dell’incontro.

Secondo i dati del Centro studi camerale che aiutano a completare il quadro, infatti, è evidente questa mancanza di sicurezza e fiducia anche dal fatto che le iscrizioni di nuove imprese non sono mai state così basse, considerando i primi semestri almeno dal 2012 al 2020. Solo 1.589 le iscrizioni, nel 1° semestre 2020 nei Registri imprese di Pordenone e Udine, mentre gli anni scorsi erano sempre attorno alle 2.200 (spesso superate di gran lunga). Il saldo tra iscrizioni e cancellazioni, pur se praticamente sempre negativo nei primi semestri dal 2012 a oggi, è quest’anno quasi doppiamente negativo: -589, a fronte di un -292 dello scorso anno.
«Non vi è dubbio – aggiunge il componente di giunta camerale Silvano Pascolo –: la situazione è pesante, i comparti strategici del Pordenonese soffrono. Pur tuttavia, dalla manifattura e dalla meccanica di precisione sono giunti segnali non negativi: penso allo stabilimento Electrolux di Porcia che produce lavatrici, dove il ritmo di produzione sta tornando alla normalità, ma anche ad alcune grandi aziende del legno-arredo che, grazie ai provvedimenti governativi, sono riuscite a mantenere stabile l’occupazione, ed anzi, ad assumere lavorando a pieno ritmo. Penso, infine, alle imprese, ce lo dice il nostro Centro Regionale della Subfornitura, che hanno già scommesso sull’estero con buon anticipo nonostante la contingenza. Ecco, mi auguro che alle azioni decise degli imprenditori corrispondano misure di contenimento della crisi altrettanto coraggiose e immediatamente attuabili».
(1 – continua)

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In copertina, il presidente dell’ente camerale Giovanni Da Pozzo.

 

 

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