di Giuseppe Longo

Proprio nella ricorrenza del 25 aprile, ritengo doveroso dedicare ancora alcune righe all’importante ricerca realizzata con impegno certosino da Giannino Angeli ed Amos D’Antoni, e riportata nel libro di 152 pagine dal titolo “I Sindaci del Friuli Venezia Giulia dalla Costituente a oggi”, uscito con il patrocinio del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia per i tipi della Lithostampa di Pasian di Prato,su iniziativa dell’Associazione sindaci emeriti del Friuli Venezia Giulia presieduta da Elio Di Giusto.
Ma ritengo opportuno farlo anche perché siamo nell’imminenza del 42mo anniversario di quel terremoto che sconvolse queste terre alle nove di sera del 6 maggio 1976.

Innanzitutto, va detto che il volume presentato la scorsa settimana a Udine abbraccia un ampio periodo che va appunto dalla fine della seconda guerra mondiale, cioè da quelle amministrazioni civiche nate dalla Resistenza e che subentrarono a quelle autoritarie incarnate dai podestà. E alle quali gli stessi autori avevano già dedicato una specifica trattazione nel 2013 dal titolo “I Sindaci della Liberazione”.
“Superati anche questi tempestosi anni” – appunto del Ventennio fascista – e con il ritorno alla democrazia ecco “l’avvio controllato della gestione amministrativa dei Comuni e quindi il ripristino dell’elezione dei rappresentanti dei cittadini riservando al Sindaco la nomina di secondo grado, cioè eletto dal Consiglio comunale.
Solo con la Legge 25 marzo 1993 numero 81 – annotano Angeli e D’Antoni che furono primi cittadini rispettivamente di Tavagnacco (1970 – 1975) e Basiliano (1980 – 1992) – si arriverà alla elezione diretta del responsabile alla guida delle nostre comunità”.
Ma tralasciamo gli anni post-bellici che seguirono, sebbene eroici perché segnarono una vera e propria rinascita amministrativa, fisica, sociale ed economica, per arrivare a quella che è senza dubbio la pagina più esaltante in questi settant’anni o poco più: la ricostruzione post-sismica nella quale i Sindaci sono stati anima e motore consentendo a queste terre devastate, con il fattivo sostegno dello Stato e della solidarietà internazionale, di rinascere in poco più di una decina d’anni.
Unico caso del genere in Italia e del quale voglio proprio parlare in questa sede per indicare ancora una volta quello che era stato definito “modello Friuli” come esempio per l’intera Penisola, in particolare per quei paesi e quelle città del Centro che in questi ultimi anni hanno purtroppo dovuto fare la stessa durissima esperienza, travolti da terremoti ricorrenti e impietosi.
Questo fu possibile – ricordano Angeli e D’Antoni – perché i Sindaci, in stretto contatto con la Regione Friuli Venezia Giulia, allora guidata da Antonio Comelli, e sotto la regia del Commissario straordinario del Governo Giuseppe Zamberletti, furono investiti della gravosa incombenza di “funzionari delegati” con una responsabilità e una fiducia fino a quel momento mai accordate a un amministratore locale. In pratica, il finanziamento per ricostruire o riparare la casa era “erogato direttamente dal Sindaco del Comune, nel suo ruolo di delegato della Regione e con i mezzi messi a disposizione dalla Segreteria generale straordinaria”.

Questo ha permesso di semplificare alquanto la macchina burocratica velocizzando tutte le pratiche presentate dagli aventi diritto e quindi tutta l’operazione di rinascita, peraltro uscita senza macchia. “Non si scordi, tra l’altro – osserva al riguardo il professor Fulvio Salimbeni, dell’ Universita di Udine, che ha curato la prefazione del volume -, che questo è stato l’unico caso di ricostruzione senza malversazioni, ruberie e inadempienze di sorta, il che è dovuto anche e in particolare misura proprio a questi benemeriti personaggi, cui il presente lavoro ha saputo fornire il dovuto riconoscimento, mettendo a disposizione di chi lo vorrà gli elementi essenziali per studi biografici su singole personalità tra quelle qui egregiamente schedate”. E tra queste come non citare, una per tutte: Ivano Benvenuti, Sindaco di Gemona dal 1975 al 1983, negli anni cruciali dell’emergenza e della ricostruzione.

Sotto la sua guida competente e appassionata è praticamente avvenuta quasi tutta la rinascita della “capitale” del terremoto, meritando quella stima e riconoscenza che la sua gente ha voluto tributargli in massa la scorsa estate quando gli ha dato l’ultimo, commosso saluto.
“A ragione, dunque – riprende e conclude Salimbeni -, Sindaci della speranza, capaci di risollevare due volte a pochi decenni di distanza le loro comunità duramente provate dalla Storia e dalla Natura, proiettandole verso il futuro, ma speranza anche che Giannino Angeli continui a contribuire, come fatto anche in questa per il momento sua ultima fatica, a una sempre migliore conoscenza del passato della nostra regione”.
Un augurio al quale mi associo, estendendolo anche ad Amos D’Antoni.

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