di Giuseppe Longo

“Alla fine della rappresaglia le vittime civili furono 22, i partigiani uccisi 40, i deportati nei Lager nazisti furono 86, di questi solamente 40 sono riusciti a fare ritorno a Nimis”. E oltre a tutto ciò, che riguarda le vite perdute e la sfera degli affetti sconvolti, il paese – case, stalle, cantine e altri rustici – quasi completamente distrutto. E’ questa la triste conta che fu fatta in paese dopo l’incendio del 29 settembre 1944 e che il sindaco Gloria Bressani ha rievocato durante l’annuale commemorazione nel parco della Rimembranza organizzata dal Comune pedemontano assieme alla sezione ex Internati, presenti anche i ragazzi delle scuole del paese. Una devastante azione bellica contro la popolazione civile che aveva avuto, poco più di un mese prima, una sinistra premessa nell’eccidio di Torlano, che fece 33 vittime innocenti, fra cui donne e bambini..

Autorità e rappresentanze rendono omaggio al monumento ai Caduti; sotto, la Banda cittadina di Povoletto.

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La cerimonia era cominciata con la messa di suffragio celebrata in duomo da monsignor Rizieri De Tina. Quindi, in corteo, aperto dal gonfalone municipale, si erano raggiunti i monumenti dedicati ai Caduti di tutte le guerre e ai morti nei campi di concentramento – e su questo c’è una lapide con una scritta molto significativa: “Ricordare perdonando perché viva la pace” -, davanti ai quali sono state deposte le corone d’alloro, mentre avveniva l’alzabandiera e la Banda cittadina di Povoletto intonava l’Inno nazionale. Al termine, Antonella Bozzato ha letto i nomi di tutti gli abitanti di Nimis morti nei Lager accomunando nel ricordo anche quelli che ebbero la fortuna di fare ritorno al paese e che sono deceduti in tempi recenti. Ogni nome è stato salutato da un rintocco della campana grande della demolita chiesa di Santo Stefano, in Centa, l’unica sopravvissuta al terremoto del 1976 e che è stata sistemata su un apposito supporto proprio nell’area sacra, accanto alla bella scultura che era stata donata una decina di anni fa dal Simposio di Reana. Eccoli: Giuseppe Attimis, Nicolò Danilo Attimis, Luigi Barbei, Valentino Berra, Giovanni Bertolla, Paolo Bertolla, Giovanni Calderani, Pio Caliz, Aldo Giobatta Ceschia, Giacomo Ceschia, Giuseppe Valentino Ceschia, Ermes Collini, Giuseppe Collini, Antonio Francesco Comelli, Antonio Comelli, Giovanni Comelli, Giovanni Battista Cricco, Giovanni Battista Cuciz, Giovanni Cussigh, Antonio Di Betta, Egisto Fabbro, Giovanni Fabretti, Aldo Fabris, Giacomo Gervasi, Giuseppina Gervasi, Guido Gervasi, Pietro Gervasi. E ancora: Giovanni Giusti, Guido Giusto, Domenico Gori, Italo Fiorito Gori, Giuseppe Laurencigh, Pietro Laurencigh, Giacomo Manzocco, Guglielmo Muzzolini, Antonio Nimis, Antonio Leonardo Nimis, Domenico Nimis, Domenico Sgarban, Luigi Sodani, Domenico Sturma, Giuseppe Cesare Tomada, Enrico Treppo, Pietro Venerio, Argia Venturini e Lino Venturini. Questi, invece, coloro che poterono rivedere le loro famiglie e che sono scomparsi negli anni: Dionigi Paoloni, Ottavio Casati, Giuseppe Mini, Aurora Frezza, Amelia Cargnelutti, Silvia Burello, Primo Bernardis – era stato proprio lui ad avviare la tradizione del rintocco di campana per ogni morto in Germania – Rita Picco e Clelia Picco.

Un rintocco di campana per tutti i morti nei Lager; sotto, il cippo che li ricorda e Antonella Bozzato mentre legge i loro nomi.

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Quindi la “Preghiera dell’Internato” letta dal cavalier Bruno Fabretti: 95 anni appena compiuti e testimone di quelle drammatiche esperienze nei Lager che ha instancabilmente portato nelle scuole di tutto il Friuli, parlando a migliaia di ragazzi in così tanti incontri che non si contano. Tutto questo per insegnare loro ad amare la libertà e la pacifica convivenza fra i popoli.

Al termine, dopo un breve saluto del consigliere regionale Elia Miani – che ha sottolineato l’importanza di ricordare quei tragici eventi per poter difendere oggi gli ideali di pace e di democrazia -, si sono alternati al microfono alcuni ragazzi delle medie “Tita Gori” leggendo toccanti messaggi preparati in classe proprio per l’anniversario dell’incendio del loro paese.
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Il saluto del consigliere regionale Miani che ha accanto il cavalier Fabretti.

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Ed ecco, infine, il discorso ufficiale del sindaco: “Oggi ci troviamo per commemorare il tragico evento che ha colpito Nimis 74 anni fa, che portò alla distruzione del paese e alla perdita di vite innocenti. In queste occasioni, risulta doveroso un breve cenno storico dei fatti così come ricostruiti in varie pubblicazioni. A seguito dell’operazione antipartigiana messa in atto tra il 26 e il 30 settembre 1944 dai Comandi tedeschi per eliminare la Zona libera del Friuli Orientale, anche il nostro paese fu oggetto di una dura rappresaglia”.

“Il 27 settembre – ha ricordato Gloria Bressani –, Nimis venne preso di mira dalle batterie dell’artiglieria tedesca posizionate sulle colline di Tricesimo, molti civili fuggirono verso le montagne mentre i primi reparti tedeschi occuparono il centro abitato. Dopo gli scontri cruenti con i partigiani, i tedeschi, consolidate le loro posizioni, iniziarono un’azione punitiva. La rappresaglia iniziò il 29 settembre; il paese venne fatto evacuare, la popolazione fu fatta sfollare parte verso Tarcento, parte verso Segnacco e Villafredda. Nimis fu poi dato alle fiamme. Si salvarono poche abitazioni che furono occupate dalle truppe cosacche; agli abitanti fu fatto divieto di rientrare in paese per molto tempo”.    E il tragico bilancio è quello che abbiamo già ricordato all’inizio..

La deposizione della corona: accanto al sindaco Gloria Bressani c’è l’ex Picogna; sotto, un momento della commemorazione ufficiale.

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“Nel nostro tempo – ha osservato ancora il primo cittadino –, la sfida più importante deve essere non dimenticare quanto è successo, non permettere che in una società veloce come la nostra la memoria lasci lo spazio alla dimenticanza e all’indifferenza: solo la memoria storica, la cultura della democrazia, della libertà e della giustizia, può preservarci dal ripetersi di tali atrocità”.

“Per Nimis – ha aggiunto –, l’incendio è stato il culmine di una guerra che ha privato la comunità di pezzi di storia, di affetti di persone care, di ricordi indelebili di quotidiana serenità, di case e luoghi sicuri dove la vita era protetta, ed anche della dignità di chi, da sfollato, è stato costretto a domandare (per quelli di Nimis cosa difficile), ma non è stata persa l’identità orgogliosa che ha permesso alla nostra gente di risollevare il capo, ricostruire e riprendersi l’autonomia. Non è stato quindi solo un incendio devastante ma anche una scintilla che ha rinvigorito il desiderio di libertà, dignità e democrazia che ha portato la società verso i valori su cui si fonda la nostra Repubblica”.

Il sindaco di Nimis si è quindi rivolto agli alunni: “Una riflessione la rivolgo a voi ragazzi che vi affacciate alla vita sociale: non lasciatevi lusingare dalle mode, non siate nei comportamenti e negli atteggiamenti fotocopie dei modelli che ci propinano quotidianamente i media, vi esorto a coltivare una propria identità, i propri sogni, a seguire le proprie aspirazioni perché ognuno di voi è unico, ma parte di un insieme ed ognuno di voi contribuirà a creare e farà parte della società di domani, quindi soffermatevi a pensare in che mondo desiderate vivere e comportatevi di conseguenza”.

“Rafforzate – ha detto Gloria Bressani concludendo l’apprezzato discorso – l’orgoglio ed il senso di appartenenza ad un territorio come quello di Nimis, con tutte le sue peculiarità, difendetelo con fermezza da tutti quegli atteggiamenti vandalici ed offensivi che vengono perpetrati a suo danno, perché queste sono le caratteristiche e le qualità che fanno la differenza, e che in passato ci hanno distinto e sono le stesse che hanno permesso ai nostri padri ed alla comunità dell’epoca di sollevarsi in quei tempi bui”.

Infine, una bella veduta d’insieme dell’area del monumento e del duomo di Santo Stefano.

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In copertina, Bruno Fabretti mentre legge la “Preghiera dell’Internato”.
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