Da ieri, anche in Friuli Venezia Giulia, il Servizio civile universale si è rimesso in moto nei progetti che erano stati sospesi a inizio marzo per l’emergenza Coronavirus. Si tratta – come ha spiegato il vicegovernatore con delega alla Salute, Riccardo Riccardi, dalla sede della Protezione civile di Palmanova – di ragazzi e ragazze fra i 18 e i 28 anni che opereranno in tutta la regione. Il risultato è frutto della collaborazione e del lavoro svolto nelle ultime due settimane fra il Dipartimento delle Politiche Giovanili della Presidenza del Consiglio, la Regione Fvg e gli Enti di servizio civile.
La ripartenza è avvenuta, quindi, secondo le tempistiche definite dagli Enti a seguito della rivalutazione e riprogettazione delle attività, con riavvio per circa 300 ragazzi in regione sui 400 totali. Verranno adottate le opportune modalità per salvaguardare la loro sicurezza, in modo da contribuire anche attraverso il Servizio civile universale alla gestione della straordinaria situazione di emergenza che il Paese sta affrontando, nel rispetto delle disposizioni emanate da Governo e Regione. Soprattutto in questo periodo di emergenza – come informa una nota Arc -, l’attività del servizio civile rappresenta un importante strumento per garantire supporto e assistenza alle comunità.

A tale riguardo, i progetti potranno essere rimodulati, identificando nuovi obiettivi. Se ciò non fosse praticabile – ha spiegato Riccardi -, dopo aver verificato la possibilità di impiegare i volontari in altri progetti propri, si potrà valutare l’opportunità di far operare i ragazzi in attività di altri enti titolari di accreditamento che sono attivi sullo stesso territorio o presso istituzioni pubbliche che segnalano esigenze specifiche o presso organizzazioni private senza scopo di lucro non accreditate, in una sorta di “gemellaggio”. Solo in via eccezionale il progetto potrà essere temporaneamente interrotto e riattivato non appena si ripristineranno le adeguate condizioni.
Le attività possono essere realizzate “sul campo” (cioè presso la sede originaria di attuazione del progetto o presso la sede di altro ente, anche sulla base di un gemellaggio), ottemperando a quanto previsto dalle normative vigenti in termini di spostamenti e di distanziamento sociale, oppure “da remoto” (quando il volontario opera nel luogo in cui dimora). Può avvenire che per una singola sede parte degli operatori volontari svolga attività sul campo e parte da remoto. Se l’operatore volontario presta servizio “sul campo” è necessario che sia dotato dei dispositivi di protezione individuale adeguati all’esposizione al rischio. Tra le attività, si va dal supporto da remoto nei compiti a bambini con difficoltà scolastiche ai contatti telefonici con i cittadini appartenenti a categorie fragili, ma anche consegna di spese o medicinali a domicilio e sviluppo di attività culturali e di intrattenimento.

Per tutti i progetti, e in via preventiva, è autorizzata una proroga per le attività di formazione generale e specifica rispetto alle tempistiche progettuali e possono essere rimodulate le ordinarie attività di monitoraggio e valutazione condotte dall’ente, comprese le verifiche previste e i relativi strumenti utilizzati per la misurazione dei livelli di apprendimento raggiunti nell’ambito delle attività formative. La Regione, attraverso il Servizio politiche per il terzo settore e Infoserviziocivile, sta svolgendo un ruolo di accompagnamento e supporto degli enti, favorendo un lavoro di rete, sviluppando prassi comuni, informando sulla normativa e cercando di dare risposte alle richieste dei vari soggetti.

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In copertina, il vicegovernatore Riccardi dalla sede della Protezione civile di Palmanova.

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