(g.l.) Per ora l’artigianato friulano può gridare al “miracolo”, perché, nonostante i durissimi contraccolpi causati dalla crisi sanitaria, e dalle conseguenti misure anti-contagio, il sistema ha fortunatamente tenuto, anche se la crescita si è purtroppo interrotta, e quindi rinviata, e ci sono state meno start up giovanili, oltre a meno investimenti. Ma è il minimo che ci si potesse aspettare in questo momento di grande difficoltà in tutti i settori, dalla quale non poteva restarne esente proprio quello artigiano. Il tunnel da attraversare, però, è ancora lungo e quella luce là in fondo è ancora lontana da raggiungere, per cui ora la scommessa è vedere se con il 2021 e in particolare con la tanto attesa fine della pandemia il sistema sarà in grado di tornare a camminare, pur con adeguati sostegni – come quelli messi in campo dall’Unione Europea -, e poi a correre. Anche perché la volontà di farlo c’è, come pure la capacità. «Restiamo con il fiato sospeso, aspettando la fine dell’emergenza per tirare le somme», ha sentenziato infatti Graziano Tilatti, presidente di Confartigianato-Imprese Udine e Fvg.
Daniele Cuciz e Graziano Tilatti.
Anno, dunque, difficile, anzi difficilissimo, indimenticabile, questo 2020 che finalmente ci sta per lasciare anche per le imprese artigiane che tuttavia, sotto il profilo della tenuta numerica, hanno appunto dimostrato ancora una volta grande resilienza, cioè marcata capacità nel saper affrontare e superare il momento avverso. E, nell’attesa di poter valutare compiutamente i dati dell’anno, l’Ufficio studi di Confartigianato-Imprese Udine ha messo in fila quelli registrati da marzo a novembre, parziali sì, ma utili ad avere una prima idea di cosa abbia significato per la grande famiglia degli artigiani Fvg la pandemia di Covid-19 o Coronavirus che dir si voglia. A livello di stock, la variazione a fine periodo è stata positiva, +67, su un totale di 27.613 imprese artigiane. Segno più che, però, non deve ingannare.
«Temiamo – ha detto ieri mattina, aprendo la conferenza stampa di fine anno, il presidente Tilatti – che diverse imprese abbiano stretto i denti e tenuto aperto per non perdere i ristori, ma che una volta finita la pandemia decidano di chiudere». Timore ovviamente fondato che, però, a oggi non è certificato dai numeri. Le iscrizioni hanno infatti superato, pur di poco, le cancellazioni ed è sulle imprese che hanno aperto i battenti che ieri si è concentrato Tilatti: «Queste imprese hanno regalato un segnale di vivacità a tutto il sistema. Sono i nostri nuovi driver, specie nel settore delle costruzioni, che com’è noto per ogni euro speso ne produce quattro». In questo quadro preoccupante, l’edilizia dunque è il comparto che si è dimostrato maggiormente vivace. Dopo anni di fatiche, nella scorsa, indimenticabile primavera ha messo a segno un’inattesa inversione di tendenza: «Il settore era in contrazione dal lontano 2006 – ha evidenziato infatti il responsabile dell’ufficio studi, Nicola Serio -. Dopo 15 anni di contrazione a maggio ha ripreso a camminare chiudendo a +167 imprese nel periodo per un totale di 13.725 imprese a novembre contro le 13.558 di marzo». Effetto Superbonus. «Gli incentivi messi sul piatto dal Governo nazionale hanno di certo spinto in positivo la demografia del settore che ora speriamo continui la sua curva positiva», ha aggiunto il presidente che ha colto l’occasione per ringraziare la struttura di Confartigianato per aver fatto fronte al momento straordinario, in modo più che sufficiente a sentire gli associati, che negli ultimi giorni sono stati coinvolti in un sondaggio sugli effetti del periodo Covid. Il giudizio che hanno dato sull’azione delle associazioni di categoria è stato positivo nell’84% dei casi. Una soddisfazione per la dirigenza e per il personale, «che in questi mesi si è fatto in quattro – ha aggiunto il presidente di Confartigianato Udine Servizi, Daniele Cuciz – senza mai badare all’orologio». Una capacità di resistenza che, per fortuna, si ritrova tra le file delle nostre imprese. E che non può che essere un ottimo indicatore per guardare con un po’ di ottimismo al futuro.
Tornando ai dati, il Fvg è una delle prime regioni in Italia per livelli di attività simili al pre-emergenza. Il 50,5% delle imprese (artigiane e non) della regione hanno infatti registrato attività simili al pre-Covid durante il 2020, più che a livello nordestino (47,3%) e nazionale (41,6%). La tenuta ha però un rovescio della medaglia, ci sono state, come si diceva, meno start up giovanili, oltre a meno investimenti, meno passaggi da società di persone a società di capitali. Insomma, il sistema ha tenuto, ma la crescita si è interrotta. La scommessa ora, come si diceva, è vedere se con il 2021 e in particolare con la fine della pandemia il sistema sarà in grado di tornare a camminare e poi, auspicabilmente, a correre. Perché i problemi non mancano, come segnalano gli artigiani (75) che hanno partecipato al sondaggio lampo. Il 47% di questi denuncia di aver avuto un calo di fatturato che in media si attesta al 30%, il 45% denuncia un aumento dei costi per la gestione dell’emergenza, il 40% la mancanza di liquidità, il 35% i ritardi nell’erogazione degli ammortizzatori sociali, il 28% l’esclusione dai ristori. «Restiamo con il fiato sospeso – ha affermato il presidente Tilatti – aspettando la fine dell’emergenza per tirare le somme, certi che purtroppo qualcuno chiuderà, speriamo in bonis. Ciò nonostante, il sentiment che ci arriva dalle imprese è la voglia di riprendere il cammino. Speriamo ora che quella voglia, che è palpabile in questi ultimi giorni dell’anno, non venga delusa dall’indecisione del Governo nazionale sull’utilizzo delle risorse europee. Abbiamo bisogno di quell’iniezione straordinaria di investimenti per far ripartire l’economia e abbiamo bisogno di regole chiare e snelle, che ci lascino lavorare, liberi dalle zavorre della burocrazia. Termino rivolgendo a tutti, un augurio per un 2021 all’insegna della ripartenza – ha concluso Tilatti -, in particolare agli operatori del sistema sanitario che hanno trascorso in prima linea questi mesi e a quelli dell’informazione che ci hanno sempre dato voce».
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In copertina, l’edilizia è il settore che meglio di tutti ha reagito alla crisi.
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