di Giuseppe Longo
Alzi una mano chi non ha mai sentito l’espressione “I bogns i triscj e chei di Nimis”! Come dire che gli abitanti del paese, vegliato dal monte Bernadia e dal millenario campanile della Pieve dei Santi Gervasio e Protasio, sono “speciali”, tanto che possono avere un difetto o una marcia in più. Ed è proprio di questo che Adriano Ceschia e Rizieri De Tina, studiosi dell’essere friulani entrambi, professore il primo e sacerdote il secondo, parleranno domani durante una serata organizzata dalla Biblioteca comunale. L’incontro, molto interessante, rientra nel vastissimo, e qualificato, programma della “Setemane de culture furlane” organizzata, come ogni anno, dalla Società Filologica Friulana e si terrà alle 20.30 nelle ex elementari di via Giacomo Matteotti, a pochi passi dal Municipio.
Adriano Ceschia
Rizieri De Tina
Tema dell’incontro, con relativo dibattito, è appunto “I bogns i triscj e chei di Nimis? Il teritori des plui lenghis e la sô int” e praticamente dà il via a una nuova stagione della Biblioteca stessa, tanto che per la prossima settimana, venerdì, con la puntuale iniziativa della sua Angelika Pfister, ha organizzato una interessante mattinata (dalle 10) nell’ambito di “Aspettando la notte dei lettori”, l’anteprima itinerante che si concluderà il 31 maggio prossimo. Ma fermandoci alla serata di domani va detto che, appunto, il professor Ceschia – molti ne ricorderanno sicuramente il padre, il “mestri Gjno”, per una vita insegnante in quelle scuole – e monsignor De Tina prenderanno in esame, sotto vari punti di vista, le motivazioni che hanno portato alla ormai storica definizione secondo la quale ci sono “i buoni, i cattivi e quelli di Nimis”, arrivando alla conclusione – magari con gli apporti che potranno giungere dal dibattito – se questo detto sia giustificato o meno. Adriano Ceschia è un nimense “verace” e don Rizieri è codroipese di nascita, ma è nel paese pedemontano da quasi 47 anni, un periodo così lungo che gli ha permesso di conoscere a fondo la realtà locale con pregi e difetti, per cui entrambi hanno pieno titolo a disquisire in maniera sicuramente coinvolgente sul tema messo sul tappeto dalla Filogica e dalla Biblioteca, con il supporto della civica amministrazione uscita dalle recenti elezioni.
Adriano Ceschia oggi è anziano e, instancabile, ha trascorso una vita intensa, anche politicamente, nel difendere e valorizzare la lingua e la cultura del nostro Friuli, scrivendo le sue riflessioni anche in apprezzati volumi. Non di meno il pievano – oggi, data l’età, soltanto responsabile pastorale – che ha sempre avuto a cuore le peculiarità di questa terra di confine, offrendo preziosi contributi attraverso la carta stampata, i mezzi di informazione radiotelevisivi e le Messe in “marilenghe” (ogni domenica sera, molto apprezzate per le sue riflessioni, nella Chiesa matrice). E, a proposito della gente di Nimis, il sacerdote ha sempre sottolineato il suo carattere di «appartenenza», cioè di sentirsi “parte” del paese soprattutto da chi si trova a vivere lontano. Peraltro, la stessa villotta “Viva Nimis” a un certo punto aggiunge “la passion di torna dongje tal pais de brave int”. E a tal proposito è illuminante il bellissimo articolo che l’avvocato Alberto Picotti pubblicò su “Il Pignarul” dell’Epifania tarcentina nell’ormai lontano 1994, intitolato “O soi di Nimis! Clamimi… Nimis!”. Merita di essere letto e se non lo avete già fatto lo trovate sull’ultimo numero di “In Cunfidenze” (anche qui sopra), l’irrinunciabile foglio della Parrocchia, supplemento settimanale alla “Voce della Pieve”, giunto alla bellezza di 2086 uscite!
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In copertina, una bella veduta di Nimis con sullo sfondo le sue amate montagne.