Imprese stabili e anche in lieve crescita, specie in alcuni comparti dei servizi e nelle costruzioni, che trainano anche l’incremento dell’occupazione nel primo semestre, pur se il credito alle imprese risulta in forte contrazione (per l’edilizia soprattutto) e le previsioni di assunzioni elaborate da Excelsior, a partire dall’estate 2024, danno conto di un rallentamento della ricerca di personale da parte delle aziende Fvg rispetto al 2023. Rallentamento dovuto in gran parte al manifatturiero, per cui questo 2024 sembra affermarsi come particolarmente complesso, complice senza dubbio il mercato tedesco in affanno, su cui le imprese manifatturiere del Nordest e del Friuli Venezia Giulia in particolare sono più esposte.
È un quadro molto articolato, «a luci e ombre», come l’ha definito il presidente della Camera di Commercio Pordenone-Udine. Giovanni Da Pozzo, quello che emerge dall’Osservatorio sull’economia del Friuli Venezia Giulia che il Centro Studi dell’ente camerale aggiorna elaborando semestralmente tutti i principali indicatori statistici. L’Osservatorio, che per questa edizione autunnale ha beneficiato anche della collaborazione dei ricercatori di Banca d’Italia sede di Trieste, che in esclusiva per questo report hanno elaborato e fornito i dati relativi al credito in regione, è stato presentato dal presidente Da Pozzo, con la relazione sul report da parte della responsabile Centro Studi Cciaa Elisa Qualizza. Al centro, le riflessioni del senior partner Prometeia Alessandro Carpinella, chiamato a delineare i prossimi sviluppi del contesto economico, partendo proprio dall’analisi della situazione Fvg.
«Nella nostra regione l’economia è molto variegata – ha evidenziato Da Pozzo – e ciò ci dà la possibilità, nei momenti in cui ci sono sbilanciamenti, di continuare a guardare avanti. Alla fine, la nostra è un’economia sana e nel suo complesso trovano soddisfazione il mondo delle imprese e quello del lavoro». Mondi che, ha poi precisato Qualizza, «hanno entrambi dinamiche in positivo. Le imprese in regione crescono dello 0,15% fra terzo e secondo trimestre e dello 0,3% su base annua, crescono i servizi, specie le attività professionali-scientifiche-tecniche e quelle finanziarie, ma pure le costruzioni, anche se per queste ultime si prevede una riduzione della spinta di crescita nel prossimo triennio. Analogamente, il lavoro: il tasso di disoccupazione è al 3,4% e se l’industria registra nel primo semestre -4.200 (-3,5%) occupati, le costruzioni segnano +2.400 (+7,1%), e il commercio e servizi +8.500 (+2,4%)». A questo, si aggiunge «il 58% di difficoltà di reperimento medio delle figure professionali che il sistema produttivo intende assumere in Fvg», ha rimarcato Da Pozzo, citando le rilevazioni Excelsior. «Va tenuto conto che siamo una regione piccola – ha concluso il presidente – e dobbiamo gestirci in un contesto internazionale complesso e mutevole». Contesto «su cui le dimensioni strategica e finanziaria delle imprese si incrociano», ha poi spiegato Carpinella. E sebbene «la caduta dell’export in Italia dipenda in gran parte dal crollo dell’export verso la Germania e dalla situazione di affanno del mercato tedesco», il senior partner Prometeia ha invitato a guardare «alla situazione complessa che c’è sotto, cioè la Cina. Stiamo vedendo – ha detto – le prime avvisaglie di un tema molto problematico, che è il “famoso” disaccoppiamento. Si comincia a vedere che il sistema occidentale e quello a traino cinese, pur lentamente, stanno proseguendo nel disaccoppiare i propri sistemi di produzione e commercio. Se gli effetti sui dati macroeconomici si vedranno solo fra alcuni anni, i segni dalle esperienze sul campo ci sono già e sono chiari».
Date queste premesse, però Carpinella ha evidenziato come l’Italia continui a resistere e anche a crescere, se pur di poco. «In questi ultimissimi anni – ha detto – ci eravamo “abituati” a una crescita senza precedenti. Abbiamo avuto un riallineamento accelerato di tutte le variabili e invece quest’anno ci stiamo assestando su un passo più riflessivo. Possiamo parlare di un sentiero stretto di crescita, sicuramente modesta, apparentemente non erosa dall’inflazione degli ultimi anni e con l’occupazione che sta continuando ad andare a ritmi importanti. Siamo in una situazione in cui l’Italia rallenta ma gli italiani non si impoveriscono, con il Pil reale procapite più alto d’Europa e con grande solidità finanziaria delle imprese, che sono le meno indebitate d’Europa». Tra i problemi irrisolti del Paese Carpinella ha citato il debito pubblico. «La politica di bilancio resta il grande sconfitto e il modo di affrontare la riduzione del debito resta una grande incompiuta», ha detto. In questo contesto «più muscolare – ha aggiunto – si sta poi aprendo una divaricazione fra le imprese: i grandi crescono di più, i piccoli di meno. Tutto questo c’entra con la straordinaria difficoltà di competere oggi, in un contesto in cui transizione green e transizione tecnologica hanno forti impatti sul sistema produttivo. Quella tecnologica sta funzionando ed è in equilibrio, con il costo delle tecnologie abilitanti in discesa. La transizione green è meno in equilibrio e ha bisogno di sovvenzioni costanti». Secondo Carpinella, «ci vuole un nuovo paradigma per affrontare libera impresa, programmazione economica e regolazione. Entriamo in un mondo in cui le grandi sfide devono passare da qui».
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In copertina, il presidente Giovanni Da Pozzo; all’interno, immagini dell’incontro con gli interventi di Alessandro Carpinella ed Elisa Qualizza.
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