Preoccupazione anche in Friuli Venezia Giulia per le aggressioni al personale sanitario: a esprimerla è la Fimmg, Federazione italiana medici di medicina generale, maggiore sindacato del settore che in regione conta più di 300 iscritti. Infatti, si teme che questi episodi di violenza dopo gli ospedali possano sfociare anche in ambito ambulatoriale, che per la loro diffusione e struttura sono difficilmente presidiabili con attività di prevenzione. Da qui, il richiamo a un cambiamento anche culturale che esorti la popolazione al rispetto per il servizio sanitario e per le donne e gli uomini che ne permettono la realizzazione, facendo allo stesso comprendere ai cittadini quali siano le pene per chi aggredisce un medico nell’esercizio delle sue funzioni. Per questo motivo, il sindacato ha avuto a livello nazionale un incontro con il ministro della Salute, Orazio Schillaci.
«Gli ultimi fatti di cronaca – sottolinea il segretario regionale, dottor Fernando Agrusti – dimostrano quanto la questione sia grave e per nulla limitata a ospedali o reparti di emergenza. Si tratta di un fenomeno che ormai coinvolge vari settori, compresi quelli fiduciari come i nostri ambulatori. Nell’individuare le strategie più adatte a contrastare le aggressioni sarà necessario immaginare una deterrenza efficace per le strutture di Continuità assistenziale ma, anche e soprattutto, per gli studi dei medici di medicina generale che per ovvie ragioni non sono presidiabili allo stesso modo. Per il momento, a nostra conoscenza non si sono verificati casi gravi sul territorio regionale per quanto riguarda i medici di medicina generale, ma son peró successi per le colleghe e i colleghi della continuità assistenziale (guardia medica, ndr). L’attenzione resta alta perché anche le violenze verbali sono un fenomeno da stigmatizzare. Un contrasto alla violenza che deve partire innanzitutto da un cambiamento culturale e da un’informazione sulle pene previste per chi commette queste aggressioni».
Silvestro Scotti, segretario generale nazionale della Fimmg, ha incontrato il ministro Schillaci per ragionare su un’azione di contrasto agli atti di violenza al personale sanitario. «Il ministro ci ha informati di aver incontrato i ministri Nordio e Piantedosi – spiega il dottor Scotti – per la determinazione di atti legislativi da prevedere già nel Decreto Omnibus. L’idea prevalente del ministro Schillaci è, però, che serva un atto legislativo ad hoc completo e che contempli tutte le condizioni contrattuali e derivi responsabilità sulla tutela della sicurezza come base per le condizioni lavorative. Atto che parta dalla logistica, ma che contempli anche la possibilità di aumentare l’attrattività del lavoro medico nel pubblico, così da compensare le carenze di medici che in particolare nella Medicina generale stanno deprimendo l’offerta percepita dai singoli cittadini, idea che noi condividiamo».
Il ministro ha rappresentato l’esigenza di accelerare sull’arresto in flagranza di reato e, in flagranza differita, di dotare i presidi di videosorveglianza e la guardiania dei luoghi sensibili. La Fimmg ha evidenziando, inoltre, come gli strumenti di contrasto che si stanno attuando e programmando siano corretti e probabilmente efficaci per mettere in sicurezza ospedali e presidi sanitari, ma inattuabili sul territorio. «Serve un cambiamento culturale – ribadisce Scotti –, ci si deve muovere con una proposta culturale di richiamo della popolazione al rispetto per servizio sanitario e per gli uomini e le donne che ne permettono la realizzazione. Bisogna certamente far comprendere ai cittadini quali sono le pene per chi aggredisce un medico nell’esercizio delle sue funzioni, ma questo non basta».
Tra le altre, la Federazione Italia dei Medici di Medicina generale condivide con la Cisl l’idea di inserire negli obiettivi dei Direttori generali la valutazione dei Documenti di valutazione del rischio (Dvr), ricomprendendo il pericolo di aggressioni come previsto dall’Osservatorio nazionale per la violenza. «Il Dvr – ricorda Scotti – deve contenere indicazioni sulle aggressioni, in modo da poter avere una raccolta di eventi sentinella – sarebbe molto utile per la Continuità assistenziale – per classificare un servizio in relazione alla sua reale esposizione alle aggressioni”. Più complessa, come detto, è la tutela dei medici nei loro studi sul territorio.
“Il racconto del pubblico impiego fatto in questi anni – stigmatizza Scotti – è un racconto che propone il pubblico impiego come un sistema di fannulloni. Oggi questa comunicazione è tanto radicata da aver esacerbato l’animo dell’utenza verso qualunque sportello o servizio pubblico. Tra le tante azioni da mettere in campo – conclude il segretario generale Fimmg – c’è sicuramente l’esigenza di cambiare questa narrazione e di proporne una ben più aderente alla realtà». La Fimmg ha comunque espresso il profondo disagio della categoria, ormai ai limiti della resistenza, categoria che richiede manifestazioni esemplari rinnovando l’appello al Presidente della Repubblica affinché si rivolga ai cittadini richiamandoli al rispetto del ruolo di chi è a lavoro ogni giorno per salvare vite e prendersi cura dell’altro.

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In copertina, il dottor Fernando Agrusti segretario regionale della Fimmg.

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