di Giuseppe Longo

NIMIS – Aveva tredici anni quella mattina del 25 agosto 1944 quando assieme al fratello Paolo, che ne aveva sette, riuscì a mettersi in salvo dalla ferocia nazifascista che, per rappresaglia, si era scatenata all’alba. La sua famiglia venne, invece, letteralmente distrutta e fu quella che maggiormente pagò nell’Eccidio di Torlano: ben nove persone, con genitori e bambini anche in tenera età. Da allora Gina De Bortoli non ha più dimenticato quelle scene spaventose. Da qualche anno suo fratello purtroppo non c’è più, avendoglielo portato via un male senza speranze, e ora è rimasta soltanto lei a testimoniare quell’orribile strage del “Boia di Colonia”. E come ultima superstite di quella tragedia, finita nell'”armadio della vergogna” al pari di tante altre pagine incancellabili, ha voluto esserci stamane a Torlano, ricorrendo l’ottantesimo anniversario. Per cui ha sfidato la mattinata rovente ed è salita nella pedemontana – che l’aveva vista bambina assieme ai suoi giunti mezzadri, dopo lo sfratto subito dalle terre che coltivavano – con una folta delegazione di Portogruaro, guidata dall’assessore Mattia Nicolò Scavo, il quale ha sottolineato la grande commozione che la sua comunità prova ancora oggi nonostante siano passati tanti decenni. Il sacrificio di mamma De Bortoli, ricordata dal monumento di Summaga, e dei suoi bambini è troppo grave e doloroso per essere dimenticato. «Ma dev’essere continuamente uno sprone – ha ammonito il rappresentante della città veneta – a ricercare la pace senza soste e con tutte le nostre forze».

È stato monsignor Rizieri De Tina, al termine della Messa di suffragio nella parrocchiale di Sant’Antonio di Padova, a presentare Gina De Bortoli, tra gli applausi e il compiacimento dell’assemblea per la forza che l’anziana, in ottima salute, ha dimostrato per poter essere presente alla cerimonia indetta come ogni anno dal Comune di Nimis, nella quale, durante il rito religioso, si è messo l’accento sulla inderogabile necessità di ricercare ed esprimere l’amore verso il prossimo. E per dare forza alle sue parole, il parroco ha preso in prestito quelle che Gesù disse, come ricorda il Vangelo di Matteo, quando gli fu chiesto «Insegnaci a pregare». E da quel momento nacque il “Padre nostro” che è l’essenza di tutto il nostro credere in Dio.
Al termine della Messa – alla stessa ora, ha riferito il sacerdote, l’Eccidio di Torlano veniva ricordato anche in una Chiesa di Salisburgo per interessamento di una famiglia originaria di Nimis – si è formato un lungo corteo per raggiungere il vicino cimitero, in mezzo al quale sorge il monumento che raccoglie dal 1947 i resti delle trentatrè vittime innocenti. Folta infatti quest’anno la partecipazione, sia di popolazione che di rappresentanze, grazie alla coincidenza dell’anniversario con la giornata festiva. Numerosi i sindaci o rappresentanti dei Comuni della zona, tutti con fascia tricolore, mentre Nimis e Portogruaro erano rappresentati anche dai rispettivi gonfaloni municipali. E tra bandiere e gagliardetti spiccava come sempre quello dei Partigiani Osoppo Friuli, presente con il presidente Roberto Volpetti.

Dopo la benedizione del sacello, una signora di Torlano ha letto la cronistoria di quella tragica mattinata di 80 anni fa, cedendo poi il microfono alla senatrice Tatjana Rojc, la quale, facendo riferimento ai drammi che sta vivendo il mondo insanguinato dai conflitti – ne sono in atto 56, aveva sottolineato don Rizieri durante la Messa -, ha rimarcato l’importanza dei «valori della pace, della libertà e della democrazia, che hanno fondamento nella nostra Carta Costituzionale». Valori a cui si è poi ricollegata anche Adriana Geretto, in rappresentanza delle Famiglie delle vittime civili di guerra, la quale non ha mancato di rilevare quanto soffra la popolazione inerme durante ogni conflitto, per cui ha chiesto con forza che finalmente tacciano le armi e parli la diplomazia. «Perché con la guerra tutti perdiamo», ha aggiunto.
Gli interventi sono stati chiusi dal saluto del commissario straordinario del Comune di Nimis che dovrà amministrare il Municipio fino alle elezioni della prossima primavera. Letto un messaggio di adesione da parte del sindaco di Annone Veneto, Giuseppe Mareschi ha parlato di «un fatto inumano che non trova né giustificazione né comprensione per la sua crudeltà, ferocia ed efferatezza. Si è trattato, infatti, di gravissimi crimini di guerra, contrari a qualunque regola internazionale, contrari all’onore militare e, ancor di più, ai principi di umanità. Nessuna ragione, militare o di qualungue altro genere, può infatti essere invocata per l’uccisione di civili e di inermi. In quanto commissario straordinario – ha aggiunto il funzionario regionale – non sono stato eletto dalla comunità di Nimis, ma ritengo di poter rappresentare la comunità di Torlano in quanto la memoria non deve essere solo di chi ha subito o ha vissuto i fatti e le circostanze. La memoria, che non è soltanto il ricordo, ma è azione che sorregge e puntella il nostro essere umani e concorre a creare la nostra identità, per essere un “invincibile strumento”, di affrancamento, deve appartenere a tutti e tutti ne devono essere partecipi e perseverarla nei luoghi e nel tempo. Senza memoria, non c’è comunità, senza sentirsi comunità non c’è pace».

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In copertina, monsignor Rizieri De Tina in Chiesa con l’anziana portogruarese Gina De Bortoli l’ultima superstite dell’Eccidio di Torlano;  all’interno, la Messa e il rito in cimitero prima della commemorazione ufficiale con gli interventi della senatrice Tatjana Rojc, del commissario Giuseppe Mareschi, dell’assessore Mattia Nicolò Scavo e di Adriana Geretto. Infine, il corteo con i gonfaloni di Nimis e Portogruaro.

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