di Giuseppe Longo

NIMIS – Non il tradizionale canto in friulano di invocazione ai Santi, bensì il dolcissimo “Suspir da l’anime” per accompagnare la salma all’uscita della Chiesa prima che il corteo s’incamminasse verso la sua ultima dimora. Alberto Nocera, pianista e organista, amava molto il nonno Carlo e ieri pomeriggio ha voluto dargli uno splendido saluto musicale durante la Messa d’addio celebrata nel Duomo di Santo Stefano, facendo precedere il brano di Oreste Rosso da altri molto famosi, come l’Ave Maria di Schubert e l’Ave Verum di Mozart. Il giovane professionista, uscito dal Conservatorio Tomadini, ha infatti avuto la forza di sedersi all’organo e accompagnare la bellissima voce di Ambra Gerussi, eseguendo queste preziose e suggestive pagine alternandole ai consueti canti esequiali.


Tanti hanno voluto essere presenti all’ultimo saluto a Carlo Gobetti, che si è spento a 85 anni dopo una lunga malattia rivelatasi purtroppo ben presto senza speranze, stringendosi accanto alla sua amata moglie Armanda, alla figlia Alida, ai nipoti Alberto e Giulia, e al genero Pietro Nocera, direttore del consiglio pastorale parrocchiale. Monsignor Rizieri De Tina ha letto una significativa pagina del Vangelo di Giovanni, quella dedicata all’amore, per poi sottolineare le qualità morali che hanno sempre caratterizzato, «con quel suo immancabile sorriso», la vita del defunto: esemplare come marito, come padre, come nonno. Ma anche nel suo lavoro di elettricista. Qualità che l’hanno reso una persona amata e benvoluta da tutti, anche perché quando si trattava di aiutare qualcuno era sempre e subito disponibile. Una particolarità colta pure nelle affettuose parole che ha voluto rivolgergli Renato Zussino, amico da sempre, anche dopo il matrimonio che lo ha portato a vivere a Buja, lontano da quella via Comelli che adesso anche con la scomparsa di Carlo si ritrova sempre più povera e deserta. «Non ti vedremo più – ha detto nel suo toccante saluto in friulano – andare nell’orto e tornare a casa con un mazzo di fiori per la tua Armanda».


Al termine del rito, uscendo, mi è tornato in mente il Duomo, voluto da monsignor Beniamino Alessio, quando era ancora in fase di completamento. All’epoca, erano gli anni Sessanta, all’interno della futura comparrocchiale venivano allestite grandiose pesche di beneficenza – dove c’era sempre anche un importante dono del cardinale Ildebrando Antoniutti, di cui proprio ieri ricorrevano i cinquant’anni della scomparsa – in occasione della plurisecolare sagra settembrina di Madonna delle Pianelle, proprio per finanziare gli ultimi lavori. E sulla cupola gli allora giovani elettricisti di Nimis realizzavano dei giochi di luce meravigliosi, davvero indimenticabili. Uno di loro era proprio Carlo Gobetti: anche per questo merita la gratitudine del paese che lo ricorderà come uno dei suoi figli migliori. Mandi Carlo!

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In copertina, Carlo Gobetti aveva 85 anni; all’interno, don Rizieri benedice la salma e Renato Zussino durante il suo saluto.

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