di Giuseppe Longo
Provincia di Udine ultimo atto. Il Duomo e la chiesetta del Castello avevano da poco fatto ascoltare le campane di mezzogiorno quando il portone di Palazzo Belgrado che dà su piazza Patriarcato è stato sbarrato dal presidente Pietro Fontanini apponendo una significativa frase che Pier Paolo Pasolini scrisse nel 1944, in piena seconda guerra mondiale, nel suo bel friulano di Casarsa: “A vegnarà ben il dì che il Friùl si inecuarzarà di vei na storia, un passat, na tradision!”.
Fontanini l’aveva letta, nel gremito salone del Quaglio, a conclusione del suo breve, applauditissimo discorso di chiusura (all’inizio era stata preceduto dal presidente del Consiglio provinciale Fabrizio Pitton), nel quale non ha mancato di rivolgere duri accenti alla legge regionale di riforma numero 26 del 2014 che ha soppresso le quattro Province del Friuli Venezia Giulia – su Gorizia, Pordenone e Trieste il sipario era già calato da mesi – istituendo al loro posto le UTI, le tanto discusse, criticate e contestate Unioni territoriali intercomunali. Parole “velate di tristezza” come aveva detto prima di lui lo storico friulano Gianfranco Ellero che ha accompagnato in un appassionato viaggio alla scoperta delle origini della Provincia di Udine che si perdono nel remoto 1806, quindi ben 212 anni fa, all’epoca del Regno Lombardo-Veneto e a pochi anni dal Trattato di Campoformido, per proseguire in una lunga avventura politica e amministrativa che ha visto l’Ente territoriale intrecciarsi continuamente con la storia di questa terra, tanto da essere a lungo chiamata Provincia del Friuli. E tanto da essere un vero punto di riferimento per i Friulani – la “Cjase dai Furlans”, come l’ha definita l’ormai ex presidente Fontanini – anche nei momenti più duri e difficili, come le guerre e il terremoto del 1976. “Non dimentichiamo – ha ricordato il professor Ellero – che a pochi giorni
dal sisma fu proprio questo salone ad accogliere Nelson Rockefeller, vicepresidente degli Stati Uniti d’America, prontamente intervenuto in soccorso delle nostre popolazioni!”.
Ma i ricordi e gli aneddoti potrebbero continuare.
E oggi cosa rimane, dopo un passato così glorioso e significativo, davanti a quella porta sbarrata? La bellezza di 10 (sì, avete letto bene: dieci!) UTI entrate in funzione tra non poche difficoltà il primo gennaio 2016: Canal del Ferro – Val Canale (quella che Ellero ha detto sarebbe meglio chiamare “Carinzia friulana”), Gemonese, Carnia,
Friuli Centrale, Torre, Mediofriuli, Collinare, Natisone, Riviera – Bassa Friulana, Agro Aquileiese. Che si sommano alle cinque pordenonesi (Tagliamento, Valli e Dolomiti Friulane, Livenza – Cansiglio – Cavallo, Sile e Meduna, Noncello); alle due goriziane (Carso Isonzo Adriatico, Collio – Alto Isonzo) e all’unica triestina (Giuliana).
In altre parole diciotto nuovi Enti territoriali al posto di quattro, con l’obiettivo di tagliare i costi e razionalizzare la
vita amministrativa. Sarà così?
Lo dirà l’esperienza, ma soprattutto la storia anche in questo caso.
Perché in quello dell’importanza e della validità della Provincia di Udine, o meglio del Friuli, si è già espressa.
< N.d.R. …allego le foto del funerale…. >
…la casa del “caro estinto”
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