«Se tu vens ca su tas cretis…». Sono le prime parole di “Stelutis alpinis”, il brano più noto e commovente della tradizione friulana, oltre che della ricca produzione del suo stesso autore. Tutti lo conoscono e moltissimi sono coloro che lo sanno cantare. Ma non tutti sanno chi l’ha scritto. L’aveva messo sul pentagramma la penna del pontebbano Arturo Zardini pochi anni prima della sua prematura scomparsa, avvenuta nel 1923, quando il musicista aveva appena 54 anni.

Corale Fogolâr


La Corale Fogolâr di Corno di Rosazzo propone un concerto in onore del compositore la sera di domenica 8 settembre, alle ore 20, nella suggestiva cornice della seicentesca Villa Pace di Tapogliano, in via 24 maggio. Lo spettacolo si intitola “Turo – Istorie reâl di Arturo Zardini” e prevede, oltre alla parte musicale curata dal direttore della Corale Andrea Boscutti, la recita di alcuni brani a cura del Gruppo Lis Tarlupulis di Cormons, autore dei contenuti proposti. A patrocinare l’evento sono il Comune di Tapogliano e il Circolo Culturale Corno.
Arturo Zardini nacque a Pontebba il 9 novembre del 1869. La madre – ricorda Franco Colussi nel Dizionario biografico dei friulani – era nativa di Malborghetto, mentre la famiglia paterna, originaria di Pozzo di Codroipo, si era trapiantata dapprima a Cormons e in seguito nel capoluogo del Canal del Ferro. Il ragazzo iniziò la sua formazione culturale, sotto la guida del cappellano e maestro nelle scuole primarie comunali, e quella musicale con il direttore della banda cittadina, il quale lo avviò allo studio della cornetta. Adolescente, a causa delle difficoltà economiche, dovette per quattro o cinque stagioni (da marzo a novembre) risalire la Valcanale e attraversare il confine per recarsi nella vicina Carinzia a lavorare come apprendista muratore. Arruolatosi nel 1888, venne assegnato quale allievo cornettista alla banda del 36° Reggimento di fanteria Pistoia, di stanza a Modena. Durante i quattordici anni di permanenza sotto le armi, ebbe modo di maturare una buona e regolare formazione musicale: dal 1894 al 1898 fu mandato dall’autorità militare all’Istituto musicale di Alessandria per studiare armonia e contrappunto; quindi, rientrato al suo Corpo, venne iscritto ad un corso annuale di perfezionamento al Liceo musicale Rossini di Pesaro dove, il 15 agosto del 1899, conseguì il diploma di direttore di banda; quindi, la nomina a capo musica di banda militare presso il suo 36° Pistoia. Congedatosi nel 1902 col grado di maresciallo maggiore, rientrò a Pontebba, ove costituì un gruppo corale e fu assunto in Comune quale applicato di concetto all’anagrafe e maestro della banda. In quel periodo iniziò la composizione dei suoi canti friulani.
L’intervento in guerra dell’Italia nel maggio del 1915 – scrive ancora Franco Colussi – lo costrinse ad abbandonare nuovamente il paese natale. Profugo dapprima a Moggio, poi a Udine ed infine a Firenze, poté rientrare nel suo devastato e martoriato paese solamente nel 1919, e lentamente riprendere le attività che aveva svolto prima del conflitto. Ricostituì anche il coro di Pontebba, che divenne sicuro riferimento per molte altre formazioni, e dal 1920 lo diresse in numerosi centri del Friuli, intensificando anche l’opera di composizione in “marilenghe”. Nominato nel 1922 cavaliere della Corona d’Italia per la sua meritoria attività, già nell’autunno ebbe i primi sintomi del male che purtroppo lo condusse alla morte a Udine il 4 gennaio 1923. Riposa nel cimitero di San Rocco, nella sua Pontebba.

Lis Tarlupulis

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In copertina, Arturo Zardini (Pontebba, 9 novembre 1869-Udine, 4 gennaio 1923).

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