di Giuseppe Longo
Il racconto degli 80 anni dell’Asilio parrocchiale “Maria Immacolatata”, di Savorgnano del Torre, è l’ultimo frutto della grande passione per la storia e le tradizioni del Friuli di Mario Martinis, fecondo e instancabile studioso e scrittore che se ne è andato improvvisamente, a 72 anni, creando un vuoto incolmabile nella cultura della nostra terra. Un vuoto che si somma a quello lasciatoci da Tarcisio Venuti, lo storico del Rojale, morto la scorsa estate. Quanti l’hanno conosciuto e stimato, e sono tantissimi, si raccoglieranno per dargli l’ultimo saluto domani pomeriggio, alle 14.30, nella frazione di Povoletto, in quella Chiesa di San Michele Arcangelo della quale sapeva proprio tutto.
Mario Martinis, cavaliere della Repubblica, è stato, infatti, uno dei maggiori conoscitori della cultura friulana, oltre che autore di decine di apprezzate pubblicazioni, tanto da essere quasi sempre presente la sua firma nelle vetrine delle nostre librerie. Giornalista – e lo ricordiamo proprio oggi nella ricorrenza di San Francesco di Sales, patrono di tutti gli operatori della comunicazione – e appassionato dei temi ambientali, aveva ideato anche una collana editoriale sui fiumi e sulle acque della regione, scrivendo molti libri di successo, non solo per la ricchezza dei testi ma anche perché gli stessi erano corredati di splendide immagini. Primo fra tutti l’amatissimo torrente di casa, il Torre, che gli ricordava anche la sua infanzia – con le rogge di Udine e di Palma che alimenta -, e dai corsi d’acqua del contiguo Comune di Nimis, con il Cornappo grande protagonista. Ricordo che proprio io ebbi l’onore di presentare nel 2007 il suo libro dal titolo “Le acque di Nimis. Aspetti idrologici, storici, economici, ambientali e naturalistici” (Ribis Editore).
Ma la passione che maggiormente avvinceva Mario Martinis era quella per la storia e le tradizioni del Friuli – a cominciare da quel che resta dell’antico Castello della Motta sopra la sua Savorgnano -, trattate in tanti libri e in numerosi articoli su giornali e riviste specializzate. Mi tornano in mente, in particolare, quelli che puntualmente scriveva per le pagine culturali del Messaggero Veneto – ed è proprio in quella redazione che l’ho conosciuto, oltre quarant’anni fa, quando portava personalmente i suoi contributi letterari prima che le nuove tecnologie causassero una rarefazione, se non addirittura una cancellazione, dei contatti umani -, “radiografando” di volta in volta le varie celebrazioni religiose che scandiscono lo scorrere del tempo, sempre con dotti e documentati approfondimenti. Tanto da farne riferimento anche nelle “Usanze del Lunario friulano” sconfinando poi in storie in cui il sacro s’intreccia con la superstizione e la magia, in un mondo ammantato di leggenda. Ma, nel contempo, Mario Martinis era anche un cultore scrupoloso e appassionato della lingua di queste contrade, tanto da scrivere un “Vademecum de lenghe furlane” e un “Abecedari dai proverbis furlans”, approdando poi a “Peraulis tasudis, peraulis dismenteadis” nel quale ha fatto rivivere tanti vocaboli della “marilenghe” caduti purtroppo nell’oblio. E si potrebbe continuare perché gli argomenti che ha trattato sono veramente tanti, e tutti di notevole interesse e portata. Mario Martinis era, infatti, tutto questo e ci mancherà: merita la riconoscenza del Friuli. E un affettuoso “Mandi!”.
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In copertina, il dottor Mario Martinis morto improvvisamente a 72 anni.
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